Lutto perinatale: ho appena perso il mio bambino

Perdere un bambino è un dolore profondissimo. La perdita di un figlio si colloca tra vita e morte, un evento improvviso, impossibile da spiegare, indipendentemente dall’epoca gestazionale e dalle ragioni per cui si è verificata la perdita. Non esiste un modo corretto di affrontarlo, ciononostante alcuni strumenti possono aiutarci nell’attraversare una sofferenza che appare inenarrabile.

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Cos’è il lutto perinatale

Con il termine “lutto”, in psicologia, si fa riferimento a un processo drammatico, profondo e graduale accompagnato da reazioni emotive, corporee e comportamentali conseguenti ad una perdita.

La parola “perinatale” significa letteralmente “intorno alla nascita” abbracciando una complessità di esperienze che vanno dalla gravidanza, al parto, sino ai primi momenti di vita del nascituro: quando parliamo di “lutto perinatale” intendiamo, dunque, la perdita di un bambino o di una bambina dalle primissime epoche gestazionali fino a dopo la nascita.

In questo senso, vi includiamo:

Aborti spontanei
• Interruzioni volontarie di gravidanza
• Interruzioni terapeutiche di gravidanza
• Morte in utero
• Morte dopo la nascita

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Ogni lutto porta con sé un percorso unico e soggettivo

Come avviene per ogni perdita, anche questo tipo di lutto non è generalizzabile poiché di fronte a tale sofferenza, ogni mamma, ogni papà ed ogni coppia, dovranno affrontare un percorso unico ed irripetibile: avranno bisogno di informazioni, di accoglienza, di ascolto e di tempo, per attraversare un evento così doloroso e difficile da accettare come la perdita di un figlio.

Nonostante sia spesso affrontato in silenzio, il lutto perinatale è un evento relativamente frequente: nel mondo interessa 1 donna su 3, in Italia riguarda 1 donna su 6 tra quelle che iniziano una gravidanza desiderata. Nelle sue componenti psicologiche e sociali è studiato con profondità solo da poche decine di anni e molte ricerche sono tutt’ora in fase di sviluppo.

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Cosa accade nel lutto perinatale

Il lutto, dal latino “lugere”, ovvero “piangere”, appartiene all’universo della fisiologia umana e nello stesso tempo ne racchiude la più intensa fragilità.

Psicologicamente si tratta di un processo che consente la trasformazione del dolore della perdita dentro di noi. Questo processo coinvolge la dimensione fisica, quella emotiva, quella cognitiva, quella spirituale e sociale.

Come ogni forma di processo psichico, anche il lutto si connota per alcune qualità intimamente soggettive: soggettivi sono i meccanismi, i processi che accadono nella vita psichica di una mamma, di un papà, dei fratellini, di una famiglia, dopo un lutto.

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Pensando di tracciare alcuni elementi generali:

nella dimensione corporea possono manifestarsi disturbi del sonno come insonnia, risvegli notturni, incubi ricorrenti; disturbi dell’alimentazione come inappetenza o abbuffate; nausea, vomito, diarrea; in alcuni casi si può sperimentare una modificazione delle percezioni corporee. (dismorfismo corporeo). Alcune mamme vivono gli effetti delle alterazioni ormonali conseguenti la gravidanza e la sua interruzione, talvolta, con implicazioni importanti nella sfera dell’allattamento.

Nella sfera emozionale la persona può sperimentare incredulità, senso di irrealtà, tristezza, rabbia, solitudine, senso di vuoto, impotenza, paura, colpa, imbarazzo e vergogna. A livello mentale i pensieri possono rallentare o accelerare, diventare intrusivi e disturbanti ossessioni. Alcune persone possono vivere senso di perdita di lucidità, parziale o totale, con conseguente confusione e disorientamento. Talvolta si osservano anche senso di alienazione e di irrealtà: le mamme e i papà raccontano di aver vissuto momenti di estraneazione, se come se stessero osservando se stessi e il mondo circostante attraverso un filtro o come se ciò che sia loro accaduto non li riguardasse in prima persona.

Le credenze spirituali possono subire un forte cambiamento che conduce ad un loro radicamento, ad una loro perdita o ad una loro riformulazione, modificazione o riorganizzazione.

La sfera socio-relazionale subisce dei contraccolpi che possono configurarsi come distanza dagli altri, senso di estraneità, difficoltà di comunicazione, tendenza all’isolamento o, diversamente, ricerca di famiglie che hanno vissuto esperienze simili con le quali condividere il proprio dolore.
Normalmente il lutto richiede del tempo per essere attraversato, necessità di ascolto e contenimento.

La sua “guarigione” passa attraverso l’espressione e la condivisione del dolore fisico ed emotivo: ascolto e accoglienza sono dimensioni fondamentali nel percorso di elaborazione, che si snoda tra momenti di intimità e bisogno di condivisione con quante mamme e quanti genitori hanno già vissuto esperienze simili.

Come afferma un saggio proverbio spagnolo “un lutto di cui non si parla è un lutto che non guarisce”.

Elaborare un lutto non significa mai dimenticare, vuol dire piuttosto trovare il giusto spazio per l’amore e per il dolore che proviamo, per i ricordi e i vissuti che ci hanno accompagnato.

I bambini persi non sono persi per sempre, restano dentro di noi e dopo un lungo viaggio, trovano il loro luogo.

Dr.ssa Claudia Proserpio

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Riferimenti bibliografici:

  • Aite L. Culla di parole, come accogliere gli inizi difficili della vita. Bollati Boringhieri, 2006.
  • Maghella P., Pola V. La perdita. La perdita di un bambino: il processo del lutto e del sostegno. Macroedizioni, 2005.
  • Ravaldi C., Il sogno infranto. Affrontare il lutto perinatale. Iperedizioni, 2013.
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